Pagine

lunedì 26 ottobre 2009

vedder, bootleg e accordi in maggiore

partiamo dal 1990-91 circa, da Seattle e dai Temple of The Dog, dalle camicie a quadrettoni di flanella ed agli overdrive usati in parallelo con il distorto Marshall, da tutta quella roba lì che i 30enni ed oltre c'hanno un pò di groppo pensandoci; che i Pearl Jam si distinguessero (non intendo qualitativamente, ognuno ha i suoi gusti) stilisticamente dagli altri era una sacrosanta certezza: pulitini, politicamente e socialmente impegnati, colti, con una vena compositiva, quella di Eddie, che ha partorito canzoni difficili da pareggiare...


e poi l'autoproduzione, i bootleg, le scelte sempre originali e coerenti


fino a Vitalogy una crescita pazzesca, quasi tutti singoli potenziali, poi un assestamento fino a Yeld e Binaural, poi... anni di risacca stantia, due album prevedibili e scontati fino all'omonimo


nel 2009 Backspacer spiazza secondo me i fans della prima ora, in quanto davvero potentissimo, con melodie e testi davvero interessanti, un pò tamarro quanto basta, un back to roots rock&folk finalmente ben riuscito e ben confezionatoeddie-vedder.jpg image by The_Playlist

e forse grazie anche all'ottima prova di Eddie con la Soundtrack di Into The Wild (meraviglioso), che si sa che un artista ha bisogno di conferme ed applausi per poi esprimersi bene, ma c'è anche bisogno di qualcos'altro... banale, certo, ma c'è bisogno di stare male, di avere cazzi da cagare (scusate la carenza di bon ton), di non riuscire a dormire perchè 'sto tarlo proprio non ha la minima idea di smettere di ticchettare


è forse per questo che i maturi Eddie & Soci sono si maturi, artisticamente e personalmente, sereni e più equilibrati, ma forse le canzoni, anche quelle in maggiore, mancano di quella malinconia e quel goccio di livore che ci avevano affascinato ventenni e veloci a studiare certe parole e certi accordi


 


society, you're a crazy breed, i hope you're not lonely without me